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ANDY WARHOL – Complesso del Vittoriano


Dalla settimana scorsa è possibile visitare una bella mostra dedicata a Andy Warhol nell’Ala Brasini del Vittoriano. Ammetto di non amare la Pop Art, ho un animo sentimentale che cerca altri temi e altre tecniche, eppure non posso negare la bontà e la qualità del progetto.

La mostra, infatti, ha un allestimento equilibrato rispetto alle opere esposte, divise secondo un ordine per argomenti che non confonde ma accompagna il visitatore. Inoltre è arricchita da alcuni spunti creativi che migliorano l’attenzione e quel senso di sorpresa che ormai fa parte delle necessità di un’esposizione, che oggi deve confrontarsi necessariamente con le esigenze dei social media. Esigenze interpretate qui ancora più correttamente visto che uno dei messaggi di Warhol è proprio il ribadire costantemente il ruolo del concetto di “celebrità” nell’epoca contemporanea mischiato alla costante ripresa dei temi effimeri che guidano le scelte politiche e culturali della società.

Così lo spazio per i selfie e sale che si prestano agli scatti con il proprio smartphone si mischiano in mondo bilanciato  con le opere. Queste raccontano la crescita del personaggio che si muove di pari passo con quella dell’artista mentre i temi sono esposti in modo fresco e positivo.

Una nota piacevole è la riproduzione dell’idea dello studio sulla quarantasettesima est, etichettato in breve tempo “Silver Factory”, la fabbrica d’argento, per l’aspetto che Billy Name – fotografo e grande amico di Warhol – riuscì a darne riempiendo i muri di carta stagnola e che non poteva assolutamente mancare in questo percorso.

Infine il catalogo, che rappresenta una lezione importante per le altre realtà museali romane, specialmente gestite dalla soprintendenza Comunale, prodotto direttamente da Arthemisia, è anche scaricabile on-line, gratuitamente, a dimostrazione che le cose possono essere fatte anche senza investimenti eccessivi, basta avere la volontà.

Anche per questo l’organizzazione va premiata e la mostra vista.

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