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I bambini degli altri


Non è vero che odio i bambini.

Solo perché non li abbraccio e non pretendo che mi bacino quando mi vedono, solo perché penso che puzzino un pochino e siano come i piccioni, ovvero che portino un sacco di malattie, non è vero che sono come Erode. Del resto penso anche i piccioni siano i topi dell’aria, ed ho un’amica madre di tre figli che dice che “puzzano veramente molto”, ma questa è un’altra storia.

Non ritengo assolutamente che il mondo sarebbe meglio senza, anzi, io incoraggio tutti i miei conoscenti intelligenti a riprodursi, quelli un po’ stupidi sinceramente no, perché credo che la genetica non sia un’opinione.

Ammetto di avere un atteggiamento distaccato, per alcuni freddo, nel senso che non li prendo in braccio, tendo a parlarci solo se esplicitamente interrogata e non incoraggio le conversazioni delle mie amiche mamme che hanno come argomento delle prodezze tipo “La piccola si è tolta il pannolino da sola e ha usato il vasino” o “ Il piccolo diceva Puffupanda invece di Kunfu Panda, non sai che risate”. E’ più forte di me, non riesco ad appassionarmi a questi argomenti, agli intrighi scolastici, ai negozi di vestitini e scarpine.

Ma mi piacciono i giocattoli, per giocarci io naturalmente. E i dolci, i cuccioli e i cartoni animati. Ma non le giostre, girare in tondo mi fa venire la nausea. Quindi posso dire di condividere con i bambini degli interessi, eppure non li trovo interessanti.

Credo che sia perché li considero prima di tutto persone, e poi bimbi. Persone piccole ma pericolose. Questo perché hanno dei privilegi che io non ho. Primo fra tutti il fatto che sono il “futuro”, ovvero hanno davanti a loro più tempo di me, e quindi se faccio qualche cosa che non gli garba avranno più tempo per farmela pagare.

Poi perché essendo “bambini”, sono giustificati per ogni azione normalmente punita dal buon senso e dalla giurisprudenza. Se rubo un portafogli io sono una ladra, se lo fa una pupa di cinque anni è esuberante. Se strattono tutti i passeggeri di un autobus sono una pazza maleducata, se lo fa un gruppo di ragazzini in gita sono solo eccitati dalla novità e sanamente vivaci.

Quindi la diffidenza è il primo ostacolo che si pone tra me e queste piccole persone sotto il metro e trenta. A seguire c’è l’istinto di conservazione, perché ho scoperto che il bambino va sempre da chi si dimostra accogliente. E se mi dimostro accogliente, se gli permetto di guardarmi negli occhi ed instaurare un contatto visivo, è la fine: mi si attaccano addosso come dei polipi innamorati. Certi mi hanno lasciato i segni delle loro piccole dita tozze che premevano come manette sui miei polsi mentre le madri cercavano di staccarli da me.

In questa ottica, come diceva il padre autista di Audrey Hepburn nel film Sabrina “la vita è fatta come una macchina, ci sono i posti davanti, i posti di dietro ed un bel vetro in mezzo”. Ecco, io metto questo divisore trasparente e mi accomodo e non mi faccio intenerire dalle tenere manine che lasciano le loro minuscole impronte sul vetro sporcandolo tutto. Meglio sul vetro che sui miei vestiti.

Ma nonostante questo ho un sacco di amiche mamme che accettano di buon grado il mio non-rapporto con i loro figli, e che anzi ne sono rassicurate, perché parlare con qualcuno che non le consideri solo dei prolungamenti delle proprie creature ma delle persone autonome con delle possibilità di una vita oltre i quaderni scolastici ogni tanto secondo me fa bene.

Svolgo così anche io una funzione sociale in questa Società, sono la parte fuori schema che ricorda a tutti le linee dello schema generale. Poi un giorno l’orologio biologico chiamerà anche me e troverò un’altra amica che prenderà il mio posto. Oppure mi farò due gatti e continuerò ad evitare i parchi vicino alle scuole e le piscine con i corsi di nuoto.#umorismo #figli #madri #bambini #GiovannaPimpinella

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