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Il dolce ricordo di un dolce


ciambella

Ecco, ogni volta che vengono meno mi accorgo di quando invece siano importanti, quanto il mio equilibrio e la mia sanità mentale dipendano da loro. I dolci, che per alcuni sono solo zuccheri raffinati, invece sono, in qualsiasi forma, una parte di me da cui non riesco a separarmi.

Nei momenti bui della dieta mi ritrovo a capire quanto gli sia affezionata e quanto li tratti ingiustamente.

Infondo loro vogliono solo aiutarmi, darmi energia, permettermi di mantenere la concentrazione, regalarmi un buon umore che mi renderà una persona migliore.

E invece, in quella lista di alimenti proibiti, vengono solo insultati e denigrati, come Piton nella saga di Harry Potter.

Non è colpa loro se sforano il GDA, ovvero la quantità giornaliera raccomandata, l’importo calorico che mi dovrebbe garantire di sopravvivere e non ingrassare. Questa lotta intestina tra proteine, grassi e carboidrati assume un tono sempre più agguerrito in certi momenti della mia vita e mi fa pensare che forse la taglia quarantadue che va mantenuta a tutti i costi non valga poi così tanto la pena.

E lo dico perché, da quando ho smesso di assumere pastarelle, gelati, stecche di cioccolata, per non parlare di dolci al cucchiaio, se da un lato il giro coscia ne ha giovato, dall’altro la mia vitalità è stata risucchiata da qualche Dissenatore.

Sono un tipo facile alla malinconia, lo sanno tutti, eppure certi momenti sapere che neanche un bignè potrà salvarmi da questa sensazione di vuoto e sofferenza mi butta in un nuovo tipo di disperazione, quella ipoglicemica. Il dolce ricordo di un dolce non può soddisfare la voglia di mangiarlo, mentre mi rendo conto che sto veramente peggiorando.

E lo dico perché mi sono accanita nella lettura di narrativa per ragazzi, le citazioni di Harry Potter ne sono una testimonianza, inizio a fermare la radio su canzoni smielate, mentre mi blocco a contemplare maglie rosa confetto o fiorate. Ho anche messo lo smalto glitterato, un evento che, collegato al resto, dimostra lo stato allarmante della mia condizione.

In poche parole, sono in astinenza da dolcezze, per cui devo trovarle da qualche altra parte ma seguendo questa strada di disperazione e dolore, senza accorgermene, potrei arrivare al punto di non ritorno delle canzoni di Gigi d’Alessio o della lettura magari di Fabio Volo.

Sembra assurdo, eppure fateci caso anche voi, quando limitate gli zuccheri per più di una settimana ci sono momenti di strano languore in cui vedere Elisa di Riva Ombrosa non sembra un’idea così meschina, oppure sembra fattibile scaricare tutte le serie di Love Boat e metterle in loop mentre si cucina il minestrone con l’uovo.

A questo si aggiunge una sorta di torpore emotivo che vi impedisce di incavolarvi veramente quando ce ne sarebbe bisogno, ovvero la vostra katana rimane nel cassetto mentre il collega rompiscatole decide di sedersi alla vostra scrivania per lamentarsi, perdete l’autobus e non pensate di sparare alle ruote del mezzo, incontrate un acerrimo nemico e non riuscite neanche a sputarlo perché la saliva ormai è finita non essendoci più caramelle che la producano.

Se anche voi avete questi sintomi non dovete allarmarvi, ho scoperto una cura rapida e di facile realizzazione, basta andare il fine settimana da mamma, farsi fare i pancake e poi dare a lei la colpa di aver interrotto la dieta, avrete assunto una quantità di zuccheri che vi permetterà di sopravvivere ancora qualche giorno, ma non per vostra responsabilità, del resto è la, che fai, non lo mangi?

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