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La dieta del mare


Si dice che d’estate si ha meno fame, che si mangia di meno per il caldo. A me, sinceramente, non è successo mai. La fame è una delle poche certezze della mia vita. E’ vero però, che d’estate la mia alimentazione cambia e si adatta alle alte temperature, ovvero inserisco una quantità di gelato proporzionale ai gradi del termometro. Ma non faccio solo questo, soprattutto al mare, assumo una dieta molto diversa da quando sono a casa a lavorare, ho quindi individuato i cibi fondamentali per questo specifico periodo dell’anno in cui il mangiare è legato al tema fondamentale della digestione anzi della possibilità della congestione, quindi si calibrano tempi e calorie solo in funzione di quanto ci rimarranno sullo stomaco.

Partiamo dalla colazione, che può essere dolce o salata, ma si deve svolgere con l’acquisto del cibo o in un bar lungo la strada o direttamente al lido, mentre la consumazione deve avvenire assolutamente sotto l’ombrellone, tra una spalmata di crema e l’altra, o con i piedi in acqua così ci si abitua alla temperatura e si può fare subito il bagno.

La pizza rossa a taglio. Ora, badate bene, sappiamo tutti che la pizza a seconda dei luoghi cambia la composizione stessa della pasta, quindi quando parliamo di cibo da mare non va bene qualsiasi tipo di pizza rossa, ci vuole quella alta, molto alta, da sembrare quasi gommosa. Grazie alla felice commistione dell’olio, che trasborda, insieme al pomodoro fatto da pelati ancora belli sodi, assume una consistenza che cambia dal centro, morbido, ai bordi, croccanti. Questi ultimi si uniscono nella stessa consistenza al fondo bruciacchiato, potrei dire carbonizzato, ma l’olio è talmente tanto che la pasta raggiunge in quei punti una resa croccante e unta allo stesso tempo.

La ciambella o graffa. Nella ciambella che si mangia al mare la cosa fondamentale è la dimensione. Deve essere enorme e un po’ piatta. Quelle ciambelle tanto carine, cicciottine e tonde vanno bene per la colazione domenicale al bar in centro, ma non per essere consumate con i piedi in acqua. Lo zucchero deve essere naturalmente in eccesso, tenuto insieme dall’olio fritto, e il fazzoletto con la quale la si tiene, perché un tovagliolo è troppo piccolo, deve rimanere bello impregnato di unto a testimoniarne la bontà. Niente è come sciacquarsi lo zucchero dalla faccia con l’acqua salata, si crea un misto agrodolce che tempra lo spirito.

Il pranzo è invece caratterizzato da cibi notoriamente leggeri, che allontanino lo spettro della congestione ed insieme diano l’idea che quel riposino postprandiale sotto l’ombrellone non sia frutto di digestione lenta ma di troppo sole mattiniero.

L’insalata di riso è il grande classico di ogni madre che si rispetti. Ne fa una vagonata la sera mettendoci tutti gli avanzi che le capitano a tiro e la porta in enormi contenitori che vengono svuotati a turno, tra un bagno e l’altro. Se è una professionista ci mette il tonno e il wurstel, oltre che la caciotta, ma non la maionese perché potrebbe appesantire il tutto. Una variante è la pasta fredda, ma non ha la stessa tenuta del riso quindi sono poche le madri che ci provano, la possibilità di arrivare all’ora di pranzo e trovare un mattoncino compatto di penne di solito scoraggia questa scelta.

La frutta al posto del pranzo. Ebbene sì, ci sono persone che lo fanno. Io sinceramente faccio finta di non vederli quando tirano fuori le albicocche o le pesche o il melone e iniziano a sbocconcellare fino a sputare noccioli lucidi e bucce sottilissime. Sono quelli che pensano di mantenersi leggeri e salutisti, ma che in realtà si buttano in acqua cercando cozze sugli scogli da mangiare crude per attenuare i morsi della fame.

Il panino con la cotoletta. Un momento di poesia che va bene per ogni pranzo al sacco, ma che al mare assume un valore più intenso del panino mozzarella e pomodoro. La cotoletta ribadisce che non si ha paura del caldo, richiama all’infanzia perché è il piatto tipico del menù bambini e regala quella sensazione di pieno che ci impedirà di fare il bagno fino alle 18 del pomeriggio. Quelli veramente bravi abbinano la crocchetta di patate, quel tocco di fritto in più che solo i veri professionisti sanno godersi sotto il sole estivo.

La fresella col pomodoro. Se fatta bene la fresella è un momento di poesia, ma deve essere condita da una persona sensibile, che si preoccupi di bagnarla il giusto, di condirla il necessario e di inserire un elemento della sua personalità che la renda non semplicemente pane secco col pomodoro sopra, ma un dialogo interiore tra la fame e la golosità.

Infine la merenda o spuntino che dir si voglia ovvero quell’intermezzo tra il secondo bagno del pomeriggio e il terzo. A volte si pone in quel momento in cui focalizziamo che bisogna iniziare a fare lo squallido zainetto e andarsene, e quindi di solito è dolce. E’ un gelato confezionato oppure una granita fatta con la bustina, un pacco di patatine di quel formato che vendono solo al lido, né troppo piccolo né troppo grande, oppure qualcuno fa il bravo e mangia la frutta che non ha mangiato a pranzo. Ha l’aria del poco genuino, del preconfezionato, ma deve comunque essere veloce da digerire perché deve darci quello sprint finale per chiudere la giornata e nello stesso tempo darci la possibilità di un altro bagno, quello del pomeriggio inoltrato, quando l’acqua è più calda, il sole più leggero, e la giornata sta per concludersi… con la cena.

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