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Le due verità (1958)


Un romanzo intenso, perché si svolge su due binari, la ricerca della verità su un delitto avvenuto due anni prima e insieme la ricerca sui sentimenti dei protagonisti.

Una ricca ereditiera che ha adottato 5 bambini orfani di guerra viene assassinata in casa sembra dal figlio più problematico, questo invoca un alibi che lo scagionerebbe, il passaggio in macchina dato da uno sconosciuto proprio nell’ora del delitto, però il testimone non si presenta e lui non solo viene condannato, ma muore in carcere sei mesi dopo.

Eppure il testimone esiste e per una serie di circostanze viene a sapere che avrebbe potuto salvare il giovane dall’accusa, quindi si reca dalla famiglia per chiedere perdono. Ma la sua testimonianza non è liberatoria, anzi, innesca una serie di sospetti tra i familiari che portano alla luce rancori e sofferenze sopite, perché ognuno a questo punto ammette con se stesso di avere avuto un movente ma si chiede chi sia il vero assassino.

E la cosa interessante è che apparentemente non sembra più il denaro a muovere la mano insanguinata, ma qualcosa di più atavico, un rancore verso la vita che si personifica nella figura della madre, che qui viene rappresentata attraverso gli occhi di figli non naturali.

Come in altri romanzi, Agatha analizza le diverse sfaccettature dell’amore materno e presenta una storia dal ritmo intimo, molto introspettiva, dove tutti i personaggi cambiano e crescono non per le azioni degli altri, ma perché riflettono su se stessi.

E’ un libro da leggere perché costruito con quei personaggi completi e maturi che hanno reso Agatha una figura della letteratura, non semplicemente la regina del giallo.

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