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Non c’è più scampo (1936)


Non c’è più scampo (1936)

Ho iniziato questo libro un po’ prevenuta perché avevo letto dei pareri che lo giudicavano mediocre, e devo ammettere che effettivamente il problema della storia è l’alone un po’ cupo che la copre in ogni momento, nonostante sia ambientata in un’assolata località dell’Iran.

Qui un gruppo di archeologi si ritrova coinvolto nella morte della moglie del capo della spedizione e Poirot, affiancato da una perspicace infermiera, voce narrante al posto di Hastings, ancora una volta risolve rapidamente e brillantemente il mistero.

Un mistero che però non è semplicemente quello dell’omicidio, bensì della personalità della vittima, una donna descritta da ogni personaggio in modo diverso, eccezionalmente buona o crudele a seconda dei punti di vista. Su questo aspetto della trama si incaponisce Agatha e forse per questo il romanzo funziona ma non esalta. Non riesce infatti a sbrogliare la matassa di questa personalità con sufficiente convinzione così da appiattire tutto il resto della narrazione.

L’ambientazione desertica è poi un po’ scarna, i personaggi sono prigionieri di questo campo di scavo dove tutto è concentrato: sospetti, ipotesi e soluzioni.

Ecco perché è un romanzo che si può leggere in fretta, senza preoccuparsi di perderci troppo tempo, per poi andare avanti e trovarne un altro.

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