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Notte, tu mi pari immensa – La notte stellata di Van Gogh


Van Gogh in un certo senso inseguiva i suoi quadri, cercava un’immagine che aveva in testa nelle immagini che incontrava nella realtà e da quella partiva per costruire una visione che fondesse insieme soggettivo e oggettivo, emozione e osservazione.

Così la notte è per lui un’emozione che si concretizza in un quadro costruito da pennellate dense e violente che riempiono lo spazio con le diverse gradazioni del blu e del giallo. La notte diventa immensa perché si moltiplica nell’acqua insieme alle luci delle abitazioni e delle stelle che la illuminano.

Non c’è sonno in questa notte, che vede camminare due amanti al bordo della scena. Due figure sveglie e vigili che però non guardano verso l’acqua o il cielo, ma verso lo spettatore. L’umanità così entra a far parte della natura senza rendersi conto della bellezza che lo circonda. E questo  paesaggio resta comunque solitario perché la coppia è assorbita dalla sua forza, dalla sua autonomia nei valori decorativi.

L’assenza di luce è la scommessa di questo quadro, che si propone di raccontare cosa vedono gli occhi quando manca il giorno, trasformando le tenebre da ostacolo ad opportunità. Van Gogh vuole vedere dove non si vede. Cerca le forme, ne delinea i contorni, ricostruisce la realtà nella sua essenza più intima, quell’essenza che la eterna perché basata su dei punti fondamentali ed immutabili.

Quando guardiamo la “Notte Stellata” troviamo un sogno silenzioso in cui la luce delle stelle fa cambiare il cielo ed i riflessi dell’acqua diventano potenti come i raggi del sole, mentre gli occhi degli uomini si posano su un attimo eterno che non ha più bisogno di parole.

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