top of page

Teorie e tecniche della pratica dello stendino


Voi sapete che ci sono un sacco di cose che odio fare, come parlare con le persone stupide, camminare in salita, prendere la metro a Roma, ma se c’è una cosa che odio più di tutte fare in casa quella è stendere i panni.

Già sapere il mio rapporto travagliato con la lavatrice e con le faccende domestiche. È inutile che mi dilunghi su argomenti ampiamente trattati, ma oggi ho l’irrefrenabile desiderio di comunicare al mondo questo mio spregio per un’attività che molti svolgono con piacere e altri con dedizione: la pratica dello stendino.

E la chiamo pratica dello stendino perché dietro la banale attività di tirare fuori dal cesto dei panni umidicci e arrotolati e posizionarli su un filo metallico in casa piuttosto che fuori dalla finestra, esistono varie e contrastanti scuole di pensiero.

Prima di tutto sul dove: stendino fuori o dentro casa? Se è vero che stendere in casa lascia umidità, dall’altro se si abita su strade trafficate i panni stesi fuori ad asciugare vengono ritirati ancora più sporchi di prima.

Una volta scelto il male minore ci si sofferma sul tipo di stendino, a piani o semplice? Quello a piani contiene molte più cose, ma se si tratta di panni ingombranti come lenzuola o asciugamani su quello semplice c’è più spazio per distenderli e accelerare l’asciugatura, oltre che diminuire le pieghe. Anche qui però lo spazio occupato dallo stendino stesso ha un certo ruolo nella scelta che si farà.

Per questo c’è anche il partito del termosifone invernale che usa ogni scusa possibile per piazzare qualsiasi cosa sui caloriferi, principalmente la biancheria, dicendo che si asciuga prima, ma seminando mutande e calze un po’ per tutta casa. In questo caso non si occupa lo spazio dello stendino ma si fa assumere all’ambiente casalingo quell’aspetto triste da campo profughi.

I temerari appendono i panni sui fili fuori dalle finestre, ma io non ho mai sopportato l’idea delle mutande che cadono per strada o peggio nel giardino del vicino, quindi non mi dilungherò su questa scelta.

Dopo aver parlato del mezzo è ora di affrontare il metodo. Anche qui è veramente interessante notare come il metodo applicato rispecchi il carattere dello stenditore.

Gli appassionati di design e grafica scelgono di solito la divisione per colore. Ovvero i capi vengono stesi seguendo un ordine cromatico non solo che li accomuni, ma che permetta di passare alle diverse tonalità, dal nero al grigio al bianco e poi ai colorati, da quelli caldi a quelli freddi, realizzando così uno stendino arcobaleno rassicurante e allegro.

Quelli a cui piacciono i numeri e che vedono le cose in base alla loro utilità scelgono di solito il sistema per impiego, intimo con intimo, maglie con maglie, pantaloni con pantaloni e così via. Qui il colore non conta, è importante la forma simile e l’utilizzo identico.

C’è poi chi ha una passione per il valore delle cose, quindi sceglie di lavare e poi stendere per tipologia di tessuto. Questo fa sembrare lo stendino confuso, colorato, ma in realtà segue una rigida logica da etichetta del vestito che permette di omologare anche lavaggi e stirature. Con questo metodo di solito si abbina anche la stenditura dei capi dal verso dell’interno e lungo le cuciture, per farli rovinare meno.

Infine esistono i tipi come me, con la testa sempre confusa, la capacità di concentrazione di un armadillo ubriaco e la tendenza ad annoiarsi nel tempo di uno sternuto. Quando affrontano la cesta dei panni usciti dalla lavatrice agguantano quello che capita, lo scuotono con poca convinzione proprio se è troppo aggrovigliato per trovare un punto adatto ad attaccare la molletta e poi lo buttano a caso sui fili sperando che non tocchi per terra.

Il risultato è che si percepisce tutta la sciatteria e la noncuranza con cui si è affrontato quel lavoro, si avverte la sofferenza dei panni, bistrattati senza motivo. E proprio questi saranno gli stessi panni che non si riuscirà a piegare da asciutti perché avranno troppe grinze, i calzini saranno spaiati e le camicie un grumo di pieghe. Tutte espressioni di una ribellione anarchica che trasmettiamo loro con il nostro atteggiamento da dissidenti ma che ci si rivolge contro.

Ecco perché vi esorto a non fare come me, a non farvi travolgere dall’odio verso lo stendino, anche se giustificato. Perché ogni calzino appeso per il verso sbagliato e senza il dovuto tiraggio sarà un calzino che scenderà sulla caviglia fin sotto al tallone e ogni camicia stesa senza la stampella sarà un polsino impossibile da stirare.

In poche parole perché se non li trattiamo bene, i panni da asciugare ce la faranno pagare.

bottom of page