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Ufficiosamente


A dire che le cose vanno male ci vuole poco, a dire che le cose vanno male e a riderci sopra invece ci vuole stile.

Il vero trucco per scrivere cose divertenti per me è la depressione. Quando sono  nel  tunnel del pessimismo e della tristezza la luce che viene dall’uscita, per quando piccola, è sempre la più luminosa.

Così cerco di concentrarmi, di fissarla  trovando che sia una cosa buona,  sperando che  la luce si allarghi e mi porti fuori , oppure, se non funziona,  cerco di metterci una poltrona comoda con una lampada e me lo arredo.

Ho notato che le cose migliori le ho scritte nei periodi peggiori e ho notato che questo mio carattere lunatico, poco propenso al sorriso, pigro per non dire apatico, oltre che notoriamente lamentoso, è proprio quello che mi permette di vedere quello spigolo prima di sbattere il mignolo del piede, per fare una metafora profonda.

Ovvero, se la mia vita fosse come quel gioco enigmistico dove devi scoprire l’intruso, io ho questo difetto di essere sempre quella che lo vede prima degli altri. Ed è un difetto, perché sembro la Cassandra della situazione e mi fa apparire pessimista, quando in realtà sono solo un’ottimista con un senso della realtà troppo sviluppato.

Io, per esempio, rendo malissimo nei colloqui professionali, dove la prima impressione è quella che conta. Davanti a quello che mi sembra un giudice senza toga trasuda il mio atteggiamento di sconfitta, ovvero parto già dal presupposto di non piacere, di non essere capita, di non essere apprezzata: sono un’incompresa professionista.

E sono una che non è mai soddisfatta dei suoi risultati, pensa sempre che avrebbe dovuto fare di più e meglio, superare degli ostacoli, convincere delle persone, beccare il colpo di fortuna che ha invece colpito quello vicino a me nella fila.

Ma vorrei chiarire che le mie fortune io le apprezzo, mi ritengo fortunata per quello che ho avuto per caso e per quello che mi sono guadagnata, riesco a riconoscere le poche scelte giuste che ho fatto nella vita e me ne assumo il merito, però è più forte di me, ad un osservatore poco attento riesco a far vedere solo il lato negativo delle cose che mi riguardano.

Eppure mi piace far ridere la gente, lo trovo uno dei grandi doni di Dio ma, come al solito, per le ragioni che ho scritto sopra, vorrei farla ridere di più, non mi accontento, ma sono felice ogni volta che qualcuno mi legge e ride.

Vorrei essere così brava con le persone anche dal vivo, senza il filtro di una tastiera, magari con un super potere tipo avere i pupazzetti in faccia a comando, oppure la super battuta, ovvero una frase ad effetto che fa ridere gli interlocutori per tutta la giornata.

A chi mi fa notare che il pessimismo tira dietro a se la sciagura, che è il pensiero positivo quello che fa sopravvivere in questo mondo difficile, ribadisco cosa ho detto all’inizio del discorso: non riesco a negare la bruttura che mi circonda, ma proprio perché la vedo sono brava a prenderla in giro e a liberarmene,  in una mia personale versione dell’incantesimo Riddikulus * che sono le cose che scrivo.

P.S. Dedicato a tutti quelli che mi vogliono bene… nonostante tutto

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