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Una mostra inaspettata a Roma: Risonanze Cinesi


Tra le tante lacune che ho, posso inserire la conoscenza dell’arte cinese, soprattutto contemporanea. Ho una serie di vaghe impressioni date da visite a mostre e musei, conversazioni, documentari, ma non mi sono mai messa seduta ad un tavolo a studiarla, come del resto non l’ho fatto per tante, troppe cose.

E forse anche per la mia dichiarata ignoranza la mostra al Complesso del Vittoriano “Risonanza Cinese” è stata una sorpresa piacevole e inaspettata. Questa grande collettiva infatti raccoglie e presenta al pubblico occidentale una grandissima varietà di artisti cinesi contemporanei che si sono dedicati alla pittura a olio, ovvero a una tecnica che non fa parte della cultura e della tradizione cinese, ma che è stata “importata” dagli occidentali.

Una tecnica che appunto parla un linguaggio per noi familiare e che pone gli artisti cinesi che la usano non solo ad un livello di comprensione per noi più accessibile, ma soprattutto crea interessanti dibattiti sull’originalità dell’arte che esprimono.

Gli artisti in mostra dimostrano una dimestichezza con la tecnica che potrebbe farli assorbire senza problemi nel panorama artistico europeo, ma anche americano, eppure riescono a mantenere un’indipendenza creativa che li pone comunque come autonomi rispetto alle influenze che innegabilmente ne hanno condizionato la formazione.

Come ho anticipato, nella mostra possiamo ammirare tantissimi artisti e altrettanti stili, eppure alcuni si distinguono per la finezza tecnica e l’intensità emotiva che riescono a trasmettere. Qui sono stata vittima del mio amore per l’iperrealismo, uno stile che riesce a dimostrare come la tecnica manuale possa andare oltre la fotografia, e così ho scelto di presentarvi Wang Yidong con “Il sole mi segue ovunque io vada”.

Una giovane vestita di rosso posa appoggiata ad un cumulo di neve insieme al suo cestino, coperto da un panno in tinta con il suo abbigliamento. Novella Cappuccetto Rosso orientale, non sembra essersi persa nel bosco, ma solo riposare prima di riprendere il viaggio a piedi tra le montagne.

La perfezione del tratto rende l’immagine di una nitidezza disarmante, mentre lo scontro tra i colori, definiti ma corposi allo stesso tempo, crea un innegabile scontro visivo e emotivo tra i contrasti della passione e della tenerezza, tra la forza e la delicatezza.

Attraverso la perfezione che nasce dall’equilibrio degli opposti,  quest’opera si rende un mirabile esempio di come il linguaggio universale della bellezza possa esprimersi con tecniche antiche, la pittura a olio, ma forme moderne, l’iperrealismo appunto. In un gioco movimentato eppure immobile tra spettatore e artista, che guardano insieme la bellezza che si immortala.

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